UN
ENNESIMO PIANO PER RICOSTRUIRE L'ELETTRA ??
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Da Repubblica del 22/3/2000 Così rinasce l'Elettra
di Marconi di GIOVANNA CASADIO ROMA - Se dell'Ultima Cena di Leonardo facessero souvenir, tanti tasselli donati qui e là, qualcuno si scandalizzerebbe? Improponibile solo a pensarlo. Ma all'Elettra, alla corvetta-laboratorio, gioiello futurista dalla cui tolda Guglielmo Marconi, l'inventore della radio, non si staccò più negli ultimi diciotto anni della sua vita, trasformandola nell'officina dei messaggi che attraversano l'etere, ebbene all'Elettra è successo proprio questo. Smembrata, dispersa, la prua abbandonata nei cantieri della Finmare di Trieste, la poppa in Abruzzo, un altro pezzetto a Rapallo, l'albero maestro usato come corrimano sull'eccellente ringhiera del castello triestino di San Giusto, inciso con cuori e nomi... Una deriva lenta, alla quale il ministero dei Beni Culturali ha deciso ora di porre fine e, per iniziativa del sottosegretario Maretta Scoca, cerca di assemblare i pezzi dell'Elettra. Scoca, deputato dell'Udeur, avvocato, da un mese tira le fila dei soggetti - società, amministrazioni comunali, fondazioni - a cui i "souvenir" di Marconi ormai appartengono. "È un'offesa alla cultura, uno scempio. I vari governi si sono sempre disinteressati", attacca Maretta Scoca. E in tempi di "new economy" e di villaggio digitale oltreché globale, quale migliore testimonianza del genio italiano che ricordare con l'Elettra una primogenitura anche nella ricerca scientifica e tecnologica? Dice Scoca. Perciò, se è vero che "l'Italia non è solo Belle Arti ma anche cultura scientifica di altissimo livello nazionale e internazionale, insomma se non è solo Michelangelo ma anche Marconi, per rispetto del nostro paese intero, stiamo tentando di rimettere insieme quel laboratorio galleggiante. Io credo se ne possa fare un museo della scienza, magari itinerante". Ma siamo ancora ai preliminari. Il ministero dei Beni culturali mira intanto a creare un consorzio per ricostruire l'Elettra. Il sottosegretario Scoca: "Se non sarà sufficiente, chiederò al ministro Visco che autorizzi una lotteria nazionale per l'Elettra museo". Intanto, le apparecchiature radio sono conservate nei musei di Roma e di Milano, però le macchine della nave finite a Venezia "sono trascurate tanto che non hanno voluto mostrarmele", testimonia Elettra Marconi, la figlia. Senza Marconi, niente televisione, né satelliti, neppure telefonini cellulari o forni a microonde... e tutto a partire dalla collina dei Celestini a Pontecchio dove, aneddoto vuole che il diciannovenne autodidatta Guglielmo sperimentasse il telegrafo senza fili in un giorno di primavera del 1895 con il fattore a fargli da testimone. Aveva 56 anni quando realizzò l'esperimento più fantastico, e proprio dalla tolda di fili e manometri dell'Elettra, attraccata nel porto di Genova. Girò l'interruttore e tutte le luci della grande esposizione di Sydney, 22 mila chilometri più in là, si accesero. Magic hands, lo soprannominavano gli inglesi. Lui sul ponte dell'Elettra riceveva regnanti e capi di Stato, piuttosto malvolentieri, a quanto si racconta, forte della sua scienza e dell'extraterritorialità (la globalità) che le sarebbe appartenuta. |